Intuitive Eating

Se riconosci quando sei sazio e quando hai davvero fame non ti serve nessun piano alimentare, gli animali selvatici sanno esattamente quando mangiare e quando smettere e nessuno di loro ha problemi a gestire il proprio peso. Se la tu attenzione è focalizzata sulla connessione tra il corpo e la mente si parla di intuitive eating. Ma vediamo la biochimica: se il rapporto leptina (sazietà) e ghrelina (fame) è sbilanciato il corpo non riesce bene a capire quando ha fame e quando è sazio e come lo sbilancio? Diete super restrittive, stress, effetto yoyo. Con l’intuitive eating si smonta ogni preconcetto riguardo al cibo e si fanno saltare le regole, non si pensa più che un cibo faccia bene o male (è solo cibo), o che sia sbagliato o giusto mangiare o non mangiare quel piatto. Questo vuol dire riappropriarsi della vera sensazione di fame e di sazietà, tutto tenendosi in forma, facendo una vita attiva e variando le scelte alimentari, senza preconcetti e senza forzatura. Quando si mangia in armonia, il corpo lo sente e anche il peso si regolerà di conseguenza, il corpo può impiegarci settimane o mesi a riapprendere quello da bambino piccolo conosceva benissimo, si perché purtroppo crescendo dimentichiamo di affidarci al nostro istinto. Seguire la sensazione di fame vera permette di ascoltare e comprendere i bisogni reali del corpo, le imposizioni i divieti non faranno altro che falsare la fame, facendoti sentire frustrat* e aumentando il desiderio mangiare in grande quantità i cibi che sono stati vietati. Mangiare con soddisfazione permette di distinguere la sazietà dalla pienezza, ricorda che si mangia con tutti i 5 sensi, inizia ad amare il cibo e non a fargli la guerra il cibo di serve e va usato bene, per questo è cosi importante capire i segnali veri di fame che il corpo manda e non confonderli con altro (emozioni & sensazioni ). Ma perché perdiamo l’istinto? Sovrastrutture da adulti (orari precisi, porzioni prestabilite, la dieta perfetta per il bikini) o frasi innocentemente a doppio taglio (non ci spreca il cibo, finisci tutto quello che hai nel piatto, non si avanza nulla…) i meccanismi della “trappola” mi premio o mi punisco con il cibo, tutti comportamenti di cui siamo a volte coscienti ma molto spesso incoscienti. Far pace con il cibo e ascoltare il corpo attraverso l’intuitive eating permette (in assenza di disturbi specifici dell’alimentazione) di mangiare in armonia e mettere leggerezza sulla nostra tavola.

Avocado sostenibile da mettere nella sportina della spesa

L’avocado/Ambiente/Italia ovvero dove comprare gli avocado italiani? L’avocado il cui nome scientifico è Persea americana = P. gratissima è una pianta della famiglia delle Lauracee arboree di 10-15 m, con chioma compatta e radici molto ramificate. L’avocado è una pianta originaria dell’America centrale (Messico dove gli Aztechi lo chiamavano “burro di bosco”, Guatemala, Antille), ama un clima subtropicale o tropicale.Gli ecotipi o “razze” originari sono tre: messicano, guatemalteco e antillano, dalle tre terre d’origine. Tra le più conosciute ci sono la Hass, la Pinkerton, la Fuerte. Sono frutti esotici che devono essere importati, ultimamente sono entrati nella nostra alimentazione, molti professionisti ne consigliano il loro uso (me compresa) per le loro proprietà uniche. L’avocado è ricco di acido oleico (come l’olio d’oliva), omega 6 e anche un po’ di omega 3 (non molti per cui è consigliato mangiare l’avocado insieme a pesce di acque fredde o carne grass fed)’avocado si caratterizza anche per il suo contenuto in minerali, vitamine e antiossidanti. Sono infatti presenti carotenoidi ( betacarotene), tocoferolo o vitamina E, inoltre essendo ricco di grassi buoni supporta la produzione ormonale, potassio, calcio e magnesio evitamine del gruppo B. L’avocado è anche fonte di colina e luteina (antiossidante). Per conservarlo se lo aprite mettetelo in un contenitore e spruzzatelo con un po’ di limone, altrimenti si conserva in frigo per una settimana – 10 giorni, per farlo maturare basta tenerlo fuori frigo per qualche giorno. Gli avocado arrivano da lontano e la loro coltivazione ha un fortissimo impatto ambientale sui terreni sud americani, si stima che occorrano circa 70 litri di acqua, essendo richeisti per coltivarli in Messico si stanno deforestando aree di conifere tropicali; queste operazioni hanno un avendo un impatto devastante sulla fauna locale.A tutto questo si sommano i costi ambientali dell’ imballaggio e del trasporto dalle aree tropicali alle tavole del resto del mondo. Teniamo presente che non è l’avocado da bandire dalle tavole, è Basta mangiarne una quantità equilibrata e oculata, visto anche il costo,una valida opzione eco-sostenibile è quella di comprare avocado italiano. In Italia si coltivano altri frutti esotici oltre all’avocado, come mango, frutto della passione, melanzana thay, noci macadamia (frutta secca a metà tra mandorla e nocciola), annona (diffuso lungo le coste si usa per produrre marmellate) e il finger lime (o limone caviale). Già, perché il frutto tropicale cresce anche in casa nostra. Dove trovarli? Vi lascio qui alcuni siti, chi fosse interessato si può fare su Asti un acquisto comune per raggiungere un minimo di ordine siciliaavocado.it, www.anonetobilardi.it , www.toscanabiologica.it tenutecaracci.com www.orteat.com

L’elefante ed il portatore

Avete presente un elefante? Sesso su di lui siede un portatore, nella nostra mente l’elefante decide rappresenta le emozioni di pancia, le intuizioni e i giudizi automatici. Il portatore è la parte razionale che agisce con la ragione e deve persuadere l’elefante a fare cosa è giusto. . Elefante e portatore sono inseparabili, il portatore ha la capacità di pianificare e vede a lungo termine, analizza gli ostacoli e può affrontare una situazione da diversi punti di vista; guida letteralmente l’elefante. Il portatore però si perde nei dettagli, quindi non agire finché non la situazione non gli è abbastanza chiara, ha inoltre azione limitata, da la direzione ma deve convincere l’elefante a muoversi in quella direzione. L’elefante rappresenta le abitudini, gli istinti e gli automatismi che per la loro struttura sono resistenti al cambiamento anche se non è detto che siano negativi a prescindere; le sane abitudini permettono di focalizzarsi sulla direzione al contrario quelle disfunzionali deviano il nostro elefante dal focus del portatore perché l’elefante vuole il piacere immediato e non quello che potremo avere tra un po’ di tempo, insomma l’elefante è primitivo e vuole tutto e subito. In questo contesto abbiamo un attore in più il condizionamento dell’ambiente esterno, le persone che ci stanno vicino condizionano il modo in cui scegliamo, anche il cibo, la pubblicità condiziona le nostre scelte anche alimentari, capite che l’elefante emotivo fa fatica a lasciare andare le sue abitudini piacevoli benchè disfunzionali…cosa aiuta? La consapevolezza, essere presenti, riconoscere le emozioni e le sensazioni che abbiamo servono ad addestrare l’elefante; un elefante addestrato segue il portatore che con la bacchettina della forza di volontà (questa benedetta e sopravvalutata forza di volontà che ci serve a fare 500 mila cosa più una) da solo un piccolo incipit ad un processo di scelta consapevole, fatta essendoci al 100% nel momento e nella scelta che permette di mangiare davvero quello che mi necessita senza privarmi di nulla perché cari miei le diete prescrittive non funzionano #oltreladieta #ledietenonfunzionano

Sei come la rana nella pentola?

Per le pillole di mindfulness di questa settimana vi racconto una storia: immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce semplicemente morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone. La rana si è adattata ad una situazione spiacevole che se le si fosse presentata tutta insieme l’avrebbe fatta schizzare via; spesso noi ci adattiamo a ciò che non ci piace per paura di cambiare, ci diciamo che poi tutto sommato non si sta poi così male e tendiamo a stare in una situazione che non ci piace e non ci gratifica o non ci soddisfa solo per paura di metterci in gioco. Il risultato è l’accumularsi di piccole frustazioni ogni giorno di insoddisfazione che ci rende infelici e rabbiosi e spesso nella mia esperienza queste emozioni vengono affrontate con il cibo…Cambiare fa paura è vero ma ci rende consapevoli di poter scegliere liberamente, di sbagliare e di ricominciare non è un percorso semplice o veloce ma accade inesorabile se lo persegui e lo coltivi, partendo da te, dal volerti bene, dalle piccole attenzioni e alle piccole cose che ci fanno piacere e ci fanno stare bene. Per informazioni guarda in bio il mio sito o la mia pagina Facebook #cambiamento #mindulness #mindfulliving #mindfuleating #cambiamentoabitudini #cambiamentoabitudinialimentari #asti #nutrizione #foodcoach #foodcoaching #motivazionealcambiamento #change #alfemminile #maipiuadieta #neverdiet #neverdietagain #stopdietingstartliving #cambiaabitudini #scelgononrinuncio #nutrizioneconsapevole #mangioconsapevole #mangioconsapevolmente